A cura di Mario Fresa
La mia “conversione” al fortepiano di
Mozart risale al 1948, a seguito di concerti privati nel corso dei quali
ascoltai eseguire dalla stimabile Isolde Ahlgrimm le Sonate di Mozart su un
fortepiano Walter. Prima io guardavo questo strumento, in apparenza primitivo,
con una certa arroganza e condividevo il pregiudizio così largamente diffuso
secondo il quale esecuzioni su un tale strumento non presentavano un interesse
se non storico. Ma durante quei concerti privati capii che si trattava in realtà
della sonorità autentica e che l’ascoltatore del nostro tempo ne era colpito
con maggiore immediatezza rispetto a quando ascoltava un’interpretazione di egual
valore realizzata su un pianoforte da concerto. La chiarezza della sonorità argentea,
le sfumature dei registri, la sottigliezza delle gradazioni dinamiche e
soprattutto il nobile colore cantante del registro medio del fortepiano restano
in effetti ineguagliati.
L’uso di un fortepiano o d’una copia non
garantisce affatto una riproduzione autentica. Per i pianisti di oggi è in
effetti necessario un grande adattamento perché le nostre mani sono diventate
troppo pesanti e troppo potenti in ragione dell’aumento del peso della
meccanica e della profondità di affondamento dei tasti. Ciò significa
innanzitutto che sul fortepiano bisogna sostituire all’esecuzione basata sul
peso del braccio e della mano un’esecuzione esclusivamente digitale, con
delicata articolazione. Soltanto così è possibile realizzare le numerose
sottigliezze d’articolazione del suono e soprattutto le sfumature dello
staccato, che sono essenziali per la musica del XVIII sec. Grazie a questa scoperta,
che consegue a ricerche proseguite per tutto un decennio, il mio approccio al
pianoforte moderno s’è parimenti trasformato ed io ho potuto acquistare una
trasparenza di esecuzione quale non avrei prima immaginato possibile.
Quanto sarebbe bene se in tutti i Conservatori
che s’occupano della musica del XVIII sec. fossero disponibili non solo buoni
clavicembali ma anche buoni fortepiani! Perché se ancor oggi tanti buoni
musicisti preferiscono la sonorità tonda, comparativamente omogenea e senza
colore dello strumento moderno, la ragione dipende dal fatto che solo raramente
uno strumento storico è in buono stato, tanto da permettere di soddisfare le
severe esigenze artistiche implicite in una Fantasia di Mozart o in una Sonata di
Haydn.
Fu dunque per me un colpo di fortuna eccezionale, dopo una lunga attività di collezionista, poter acquistare alcuni anni or sono uno strumento fabbricato da Johann Schantz, considerato ai tempi di Mozart, insieme con Anton Walter, il miglior costruttore viennese di pianoforti. Rimasto in un castello dal tempo della sua costruzione (1790) in condizioni climatiche favorevoli, questo fortepiano si trova in uno stato di conservazione assolutamente ideale. (Paul Badura-Skoda)
Fu dunque per me un colpo di fortuna eccezionale, dopo una lunga attività di collezionista, poter acquistare alcuni anni or sono uno strumento fabbricato da Johann Schantz, considerato ai tempi di Mozart, insieme con Anton Walter, il miglior costruttore viennese di pianoforti. Rimasto in un castello dal tempo della sua costruzione (1790) in condizioni climatiche favorevoli, questo fortepiano si trova in uno stato di conservazione assolutamente ideale. (Paul Badura-Skoda)
Sonata K. 331, primo Tempo
Variazioni sul tema "Ah, vous dirai-je, Maman", K 265