Morricone, la luce esatta del significante



di Francesco Terracciano


Cosa muove la parola, cosa il suono nella parola?
È l’ostensione del vero, del significante, il dono del senso che viene prima.
L’oboe che parla la lingua dei nativi, misteriosa e lontana, eppure già udita da bambini.
La lingua primigenia che non ha bisogno di essere appresa o riportata alle orecchie e alle dita.
Così si arriva in cima alle cascate, l’acqua-tempo e l’acqua monte, così vengono mosse le pietre dalle montagne e le Driadi dalle querce, Anfione a Tebe e Orfeo, così si incantano uomini e animali.
Il suono prima della parola, la parola che è suono.
Il tratto d’aria che vibra, sottile, tra la lamina d’oro e i granelli di marmo, e fa ogni volta
il viso nuovo alla statua, alla ragazza dipinta.
La luce e il vuoto attraversato, vinto.