M. al pianoforte

di Maurizio Cucchi

Da quel giorno, M. tornò principiante, e principiante felice. L’idea di rimettersi al piano, dopo gli approcci infantili e il vano tentativo del 1965, lo metteva in una condizione di strana euforia. L’idea di dedicarsi a qualcosa che aveva sempre amato, e di farlo senza alcun altro scopo che la sua personale passione, gli sembrava aprirgli un nuovo mondo. Un conoscente gli fornì il nome di un’insegnante, e da quel giorno tornò dunque studente e principiante eterno, dandosi una disciplina e ascoltando con ammirazione Elena, che una volta alla settimana lo raggiungeva e guidava sapiente e delicata.
Fu per lui un incanto, qualche anno dopo, la possibilità di cimentarsi con Debussy, di cui si era procurato un’edizione facilitata del celeberrimo Clair de lune, dalla Suite bergamasque. Sapeva che si era inizialmente chiamata Promemade sentimentale e per lui dedicarsi a quelle note, a quel tempo di 9/8, da maldestro strimpellatore quale appunto era, significava compiere una quotidiana, breve escursione in un sentimento speciale. Del resto c’era di mezzo anche Verlaine, da cui Debussy aveva tratto il titolo. Per fortuna, data la sua imperizia, M. era anche il solo ascoltatore di se stesso...
Oggi continua contento nella sua nuova identità di principiante, sperando di giungere, prima degli 80 anni, a un sensibile miglioramento nella tecnica.
Sì, M. sono io; ma forse si era già capito...